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Pensavamo fosse il minerale del futuro, per la sua estrema duttilità, per la sua leggerezza e per la sua resistenza, soprattutto al calore. E invece, anni dopo, quando ormai la sua diffusione era capillare su tutto il territorio, ci siamo accorti che era mortalmente pericoloso, e l’abbiamo ribattezzato un vero e proprio disastro ambientale.

Chiamato anche asbesto, l’amianto è un materiale molto comune in natura, ma purtroppo anche molto pericoloso: le sue fibre, infatti, se respirate, possono causare gravissime malattie, come asbestosi, tumori della pleure e carcinomi polmonari. E dato che una fibra di amianto può arrivare ad essere 1.300 volte più sottile di un capello, risulta evidente quanto sia pericolo anche solo avvicinarsi all’amianto senza le adeguate protezioni.

Nel nostro paese, purtroppo, l’amianto è stato utilizzato per creare e realizzare praticamente di tutto, dalla coibentazione degli edifici e dei tetti alle strutture di navi e treni, fino ad arrivare alla sua forma più pericolosa e diffusa (dato che si tratta di un composto resistente ma particolarmente friabile), il composto fibro-cementizio noto con il nome commerciale di Eternit, che è stato impiegato per creare tubazioni, pavimentazioni, tegole, canne fumarie, vernici, parti di auto, guarnizioni, tetti ondulati, cartoni, corde, plastica, per arrivare alle tute dei vigili del fuoco.

Già nel 1930 la Gran Bretagna aveva scoperto, grazie ad avveniristici studi medici, la pericolosità delle fibre di questo minerale, e pochi anni dopo, nel 1943, la Germania fu il primo paese europeo a riconoscere una connessione diretta tra le fibre di amianto e il cancro al polmone, prevedendo anche dei risarcimenti per i lavoratori che ne erano stati colpiti.

Nel nostro paese, l’ufficiale messa al bando dell’amianto risale al neanche tanto lontano 1992, con un divieto di lavorazione e di produzione (ma non di vendita), seguita pochi anni dopo dalle prime procedure amministrative che prevedevano il risarcimento ai malati.

Oggi, chi lavora a contatto con l’amianto, ad esempio il nostro personale qualificato e addetto alla rimozione e alla bonifica, deve necessariamente osservare alcune norme in merito all’utilizzo di Dispositivi di Protezione Individuale (DPI), e deve aver seguito un periodo di addestramento speciale.

I DPI attualmente comprendono tute di protezione intere con tanto di cappuccio, chiuse ai polsi e alle caviglie con degli elastici e realizzate con materiale che non trattiene le fibre, guanti da lavoro, copri scarpe o stivali in gomma e speciali maschere per la protezione delle vie respiratorie.

Per quel che riguardala bonifica dell’amianto, quindi, data la sua pericolosità, bisogna necessariamente rivolgersi a ditte specializzate, evitando qualsiasi contatto con il materiale. Nel caso in cui abbiate bisogno, la nostra azienda dispone del personale qualificato alla rimozione sicura.

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