I droni volano sui cantieri e controllano i lavori in corso grazie a dei sensori che possono essere applicati a persone e oggetti: aiutano non solo a coordinare i processi, ma anche ad evitare gli infortuni. I visori per la realtà aumentata rivelano informazioni preziose che altrimenti non sarebbero visibili a occhio nudo. I robot, invece, lavorano o stampano case in 3D. Di che cosa stiamo parlando?
Di una realtà che è già assodata negli Stati Uniti, a San Francisco, dove la start up Apis Cor è già operativa e vede case stampate in 3D. In Italia, invece, tutto questo non è soltanto un miraggio, come si potrebbe pensare, ma è una realtà che sta cercando di farsi strada grazie alla collaborazione di Italcementi.
Certo, negli Stati Uniti, inutile negarlo, in questo sono parecchi passi avanti, come ci fa notare Lorenzo Bellicini, esperto di edilizia e direttore del Cresme. Un’altra start-up, chiamata Katerra, è già operativa con un modello di produzione che si ispira a quello della Toyota e che punta diventare la nuova Ikea dell’edilizia.
Quello che è chiaro è che quella dell’industria 4.0 è una sfida ambiziosa e coraggiosa. L’obiettivo è automatizzare i processi produttivi e migliorare le tecnologie, senza dimenticarsi della tradizione e della qualità. E uno degli strumenti di cui si parla di più quando si affronta l’argomento è il BIM, il Building Information Modeling, che permette di integrare informazioni di natura economica, ingegneristica e manageriale. Oltre al BIM, la stampa in 3D è l’altro grande strumento di digitalizzazione di cui sentiremo sempre più parlare.